(Carlo Levi – Cristo si è fermato ad Eboli)
Pubblicato nel 1945, “Cristo si è fermato ad Eboli” venne scritto circa dieci anni prima, in giorni in cui, invaghita dal sogno imperialista, l’Italia fascista aggrediva l’Etiopia. Il romanzo è il racconto autobiografico del soggiorno in Basilicata dell’autore, condannato al confino per essersi opposto al regime e spedito nella prigione fuori dal tempo del Mezzogiorno. Se l’uomo Levi si scontra con una realtà dolorosa e insospettata, sospesa in una dimensione irreale (fuori dalla Storia, dalla civiltà e persino dalla religione), l’artista non può esimersi dal raccontare una vita tanto lontana da quella borghese cui era abituato. Ne viene fuori un ritratto preciso ed angosciante, che pone alla ribalta la questione della civiltà contadina. Al lettore vengono presentati uomini semplici e rozzi, costretti a subire gli eventi, i governi, le stagioni, la cui impotenza è sintomo di una rassegnazione genetica, di una malattia ereditaria, letale come la malaria che infesta le campagne. In un contesto tanto ostico, Levi assume, senza volerlo, il ruolo di benefattore indiscusso: medico deciso a non esercitare, si trova continuamente chiamato in causa dalla necessità sino a suscitare il risentimento dei vecchi dottori autoctoni, i quali usano la medicina come stregoni, trasformandola in uno strumento di potere. Nel libro, la metafora particolare di un mondo tanto dimenticato si trasforma in esempio di umanità indiscussa, in racconto epico e necessario. Appaiono lontani gli eroi di Silone, i cafoni che acquisiscono coscienza civica lottando sino alla morte per un impossibile riscatto. E la rassegnazione diviene scudo, corazza, strumento di difesa, guscio nel quale incitarsi. Il meridione di Levi non è il meridione dell’Italia fascista, piuttosto quello di sempre. “Cristo si è fermato ad Eboli” costituisce un mirabile esempio, per dirla con Sartre, “di una vita che si singolarizza, avida di gustare tutte le altre vite, e di una universalità strutturata del vissuto che si totalizza soltanto nelle vite particolari”.
Romanzo ambientato nella Basilicata di un Tempo. Cristo si è fermato ad Eboli proprio perchè tutto sembra ritornare ai tempi dell’ante-guerra; personaggi rozzi e dai trappi per nulla eroici che rivelano la semplicità del romanzo. Lo lessi molto tempo fa e ci feci su una tesina. Grazie per avermelo riportato alla memoria.
Avendo visitato per anni la Basilicata, “Cristo si è fermato ad Eboli” è uno dei romanzi a cui sono più affezionata 🙂
Noi non siamo cristiani, – essi dicono, – Cristo si è fermato a Eboli -.
Cristo si è davvero fermato a Eboli, dove la strada e il treno abbandonano la costa di Salerno e il mare, e si addentrano nelle desolate terre di Lucania. Cristo non è mai arrivato qui, né vi è arrivato il tempo, né l’anima individuale, né la speranza, né il legame tra le cause e gli effetti, la ragione e la Storia.
un abbraccio
lù
C’è da nutrirsi qui…. grazie..
Non l’ho mai letto.
Dovrei leggerlo? Sì, dovrei proprio leggerlo…
Qui scatta l’ignoranza in materia che c’è in me…nemmeno io l’ho mai letto….dovrei leggerlo???Un consiglio dove trovarlo???
Buon fine settimana amico;-)
Ciao!
Blog altamente culturale!
Complimenti per l’impegno.
Sono riuscita a passare!
Buon lunedì.
susy
Ciao ed eccomi quì,mi sono intrufolata nel tuo mondo,fatto di racconti libri sogni è perche’ no anche un po di fantasia :P..Molto interessante questo libro,mi sa’ che dovro leggerlo :)…Ti Auguro una favolosa giornata!
Salve! Sono venuta soltanto a salutarla. Il libro di cui parla non l’ho ancora letto, quindi non potrei fare un commento inerente al post. ;P
See you soon!
Non ho mai letto questo romanzo, ma sono curiosa di leggerlo grazie a te!
Un sorriso
C’è molta cultura antica, le sue radici arcaiche, nel meridione italiano. Un vissuto che intesse di una mentalità quasi “orientale” le popolazioni, un tipo di fatalismo nell’affrontare la vita che sfugge ed è particolarmente incomprensibile ad occhi più nordici.
Purtroppo l’arretratezza economica ha finito per svilire anche il tesoro di ricchezze culturali,e l’abbandono del “futuro” delle nuove generazioni nelle mani della malavita locale (pur mutando nome a seconda della zona) ne ha decretato una
forma di “morte civile”…
Un saluto.
Paola
…ti posso baciare pubblicamente??
:*
Alex
Ciao Angelo
ricambio con piacere la tua visita, oggi vado di fretta ma tornerò con calma a “trovarti” buona giornata
Carla
buona serata..ciao
ciao. Grazie per avermi rinfrescato la memoria
Che meraviglia, Carlo Levi, sia come pittore che come scrittore!!!! Mi è sempre piaciuto di Levi il presupporre la buona fede di chiunque, la sua capacità -lui, uomo colto, torinese indi ultramontano e settentrionale- di non trattare la gente umile di Basilicata con il populismo esaltatore che certi intellettuali hanno riservato a persone che ritenevano in una costante condizione di svantaggio e marginalità intellettuale e culturale, rispetto alla cultura e alla intelligencja ufficiale -Pasolini non ne è immune. E mai, mai in Levi si rileva l’atteggiamento uguale e contrario, ossia una certa superciliosità infastidita e arcigna, tipica dell’ intellettuale illuminista, rispetto alla superstizione -vedi il conterraneo Luigi Firpo.
No, Levi riesce a stabilire una corrente di calda empatia, un sentimento di fraternità nei confronti degli abitanti dei paesini lucani. Capisce che in quel sistema di valori arcaico, in quel contesto, certe forme di superstizione, certi rituali, non solo sono giustificate dal punto di vista culturale, ma anzi FUNZIONANO.
Grazie per averlo ricordato!!!
Sempre bello il sapere.
Buona domenica.
E un viaggio questo di Levi e del suo ?Cristo si è fermato a Eboli? che gli fa conoscere una realtà fuori dal tempo, quella dei contadini della Lucania. Fuori dal tempo perché tremila anni di storia hanno escluso quella parte d?Italia rimasta ancorata ai valori della civiltà contadina e governata dai ritmi della natura. Un viaggio alla scoperta di ciò che anche noi siamo stati miracolosamente scampato a qualsiasi contaminazione esterna, dove il peccato non esiste così come la redenzione dove cristiano significa uomo e Cristo non è mai arrivato fermandosi alle sue porte. Romanzo bellissimo la cui lettura può aiutare a comprendere il meridione di oggi. Ciao, Pietro.
lo ricordo ai tempi della scuola! mi piaceva molto!
son passata, bello interessante, ripasserò spesso. Ciao.
Ciao, ho dato un’occhiata al tuo blog.
E’ ammirevole la tua passione per i classici, io ho scelto un percorso di studi scientifico e ne sono molto digiuna, ora mi sto facendo guidare dalla passione e quindi mi sto concentrando sulla lettura di Nietzsche, quando vorrò spaziare prenderò spunto dal tuo blog 🙂
Buona giornata!
grazie per il suggerimento. E’ uno di quei libri che ho sullo scrittoio pronto per essere letto prima o poi. Aprofitto delle vacanze per leggerlo prossimamente.
ciao
ottima divulgazione, bravo! 🙂 se vuoi cimentarti anche davanti a una webcam… diccelo!
Ciao anche io come molti ,credo di non aver letto questo libro, presto provvederò.
Vengo per la prima volta nel tuo blog ma devo ammettere di avermi perso veramente qualcosa di ben scritto.
Complimenti t’abbraccio
Invito ricevuto ed accolto.
interessante, qui.
ripasserò.
Un libro che ha lasciato un segno nella mia generazione; il fatto che non sia cambiato nulla mi rattrista e mi rende colpevole di non essere riuscito a dare una sterzata, anche per i viaggiatori “esterni”.
Ciao Michele
Che coincidenza: ho l’esame di demologia lunedì e questo testo/film fa parte del programma 😛
invito ricevuto e fortunatamente raccolto…un blog davvero interessante; grazie per aver riportato alla memoria uno dei libri più belli che la letteratura italiana ricordi.
meravigliosa la citazione:
Cristo non è disceso. Cristo si è fermato a Eboli.”
ripassero presto
baci
senza voler andare a fare discussioni ideologico moralistico religiose e senza per altro voler intaccare la tua analisi. Dal momento che poi non ho manco letto il libro quindi…
Io penso che la civiltà contadina abbia un pregio, quello di essere civiltà nella misura in cui vive nei tempi che la natura le impone. a stretto contatto con la terra, i calori e le gravidanze e la vita degli animali e il ritmo cosmico di tutto ciò.
Snaturalizzata, sottoposta a qualcosa di inumano come il profitto, il potere e la politica nonchè la religione, gerarchie che sono inumane in quanto create dagli uomini, diventa una sofferenza, una condanna. Un martirio.
Il fatto stesso poi che Levi abbia tratto dal un fatto negativo come la prigionia per reato di opinione (cosa si disgustosa) un’opera d’arte dovrebbe fare rivalutare profondamente il fatto che l’atmosfera e la realtà in cui si è trovato catapultato sia stata in realtà peggiore rispetto a ciò che ha lasciato e non mi riferisco alla libertà ma al cambio radicale di ambiente e riferimenti.
ciauz…
Ciao ! volevo lasciare un magico bacino!!!! Cornubia
Mi ha costretto a rifare quel percorso, fra calanchi e fosse del bersagliere.
E questo lo sto leggendo, per un altro esame.
Sarà che ammiro particolarmente l’insegnante che ce l’ha presentato ma devo dire che è una gran bell’opera.
io che i libri li leggo tutti fino al fondo/io -avrò avuto tredici anni-/ questo l’ho lasciato a metà/ è così bello, pensai che è un peccato/ finirlo ora, leggerlo tutto. lo riprenderò/ quando avrò davvero bisogno di buona scrittura/ quando avrò davvero sete sete di parole.
…. Un vecchio maestro di quelle terre … vicino Matera (morto da qualche anno) usava spesso discutere sul titolo di questo romanzo con Levi. Gli obbiettava che Cristo provenendo da sud …. si sia invece fermato lì .. e dopo, ha deciso di non proseguire più.
Mah!
Ci penso e ci ripenso …. se la Pietà e’ Cristo … beh! forse e’ vero!
uno dei libri che ho più amato!